Piacere, sono il Branding!

Già da qualche giorno riflettevo su come spiegare questo termine che, se avete avuto modo di vedere qualche mio post su Instagram, mi avete sentito spesso nominare e sottolineare quanto sia fondamentale per un’architettura del marchio ampia e ben strutturata.
Vorrei riuscire a dare in questo piccolo spazio qualche consiglio utile soprattutto a chi ha una propria attività e cerca di districarsi tra le impervie strade della comunicazione, ma prima credo sia giusto fare un passo indietro e definire le basi da cui poter partire.

Parliamo quindi di questo famoso branding. Ma cosa intendiamo esattamente?

Il concetto teorico non è semplicissimo ma cercherò di darne una mia versione: il branding è un approccio, una strategia, che considera il marchio nella sua totalità (storia, valori, prodotti, posizionamento, ecc.) per dare una visione d’insieme coerente, e di conseguenza forte e memorabile, all’utente finale.

Pensiamo al branding come a una casa: abbiamo le fondamenta (lo studio, la ricerca e le analisi su cui ci si basa), la struttura portante (i valori, la storia e gli obiettivi del brand), il rivestimento (ciò che gli utenti vedono e percepiscono) e le decorazioni (tutta l’identità visiva). Per questo motivo un’attività che si basa su un semplice “logo” non può avere la stessa forza e coerenza comunicativa di un’altra che invece ha una struttura architettonica (si parla proprio di brand architecture!) solida e stabile.

Insomma, quello che gli occhi vedono è solo la punta di un iceberg che sotto nasconde ore di studio e progettazione.

Ovviamente l’investimento per un progetto di branding non può essere lo stesso di quello relativo a un logo e questo frena molte nuove attività, soprattutto piccole, dall’avventurarsi in questo percorso e li porta a scegliere vie più economiche, se non addirittura a darsi al fai-da-te (avete mai visto qualcuno costruirsi una vera casa tutto da solo senza l’aiuto di architetti, muratori, idraulici, ecc.?

Tuttavia, se si riflette davvero su tempo, denaro e sforzi che saranno necessari successivamente per tenere a galla la propria comunicazione e colmare le lacune di una partenza parziale, diventa davvero chiaro quanto il branding sia un vero e proprio investimento, nel senso stretto del termine.

Senza entrare troppo nella teoria, vorrei infine sottolineare come il branding sposa perfettamente il concetto di “esperienza” tanto caro al marketing degli ultimi anni. Un progetto strutturato nella sua totalità, infatti, crea per l’utente una vera e propria esperienza che lo porta a vivere i valori dell’azienda, a farli propri e perfino a sostenerli (scelgo un negozio piuttosto che un altro anche per come vengo accolto, per l’ambiente, per la filosofia che promuove, e così via). È quindi ovvio che tutto questo non può essere sostenuto da un singolo logo o prodotto, per quanto ben riusciti.

Sicuramente ci sono anche altri aspetti che rendono un’azienda “significativa”, dagli aspetti più umani come la cordialità nei confronti degli utenti fino a quelli più tecnici come l’effettiva efficacia dei prodotti. Ma nulla rende tutto ciò più sprecato di un una comunicazione non coerente, incompleta o poco professionale: una solida architettura del marchio è proprio quello che fa la differenza tra un potenziale sprecato e un’attività di successo.

Spero che questo mio primo post vi sia piaciuto e vi sia in qualche modo stato utile per conoscere meglio alcuni termini propri del mondo del design e della comunicazione.
Per qualsiasi approfondimento o domanda lasciate pure un commento o contattatemi tramite il form apposito.
Alla prossima!

Silvia Gazzola